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Malati e social network

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@Alice@
view post Posted on 11/7/2011, 08:23




Malati e social network,
come non esporsi troppo


Scambiare esperienze sul web è utile, ma ci vuole prudenza: il monito del Garante

MILANO - Si scambiano su Twitter consigli per terapie e centri di cura, pubblicano sul blog la loro storia, condividono su Facebook informazioni confidenziali pensando di parlare "tra malati". Così, dati sensibili viaggiano in rete liberamente. E loro, i pazienti, potrebbero ritrovarsi "schedati" senza saperlo.

A mettere in guardia è il Garante della privacy. «Un conto è parlare dei propri disturbi con altri malati nella sala d'attesa del medico di famiglia o di uno specialista, - afferma il professor Francesco Pizzetti, presidente dell'Autorità per la protezione dei dati personali, che nei giorni scorsi ha presentato la relazione sull'attività svolta nel 2010 (vedi tabella) - un altro è discuterne in una "piazza" virtuale, che è mondiale». A farlo è soprattutto chi soffre di malattie rare e va alla ricerca di nuove terapie o del Centro di eccellenza, anche oltre confine. «Questi malati pensano di parlare tra persone connesse in quel determinato spazio virtuale - sottolinea Pizzetti -. Ma nomi e mail di riferimento rimangono in rete, diventando ampiamente accessibili».

E non è solo questione di privacy: sono attendibili le informazioni che circolano? «Purtroppo, c'è chi ci specula sopra - ricorda il Garante - . E c'è il rischio che i dati personali immessi in rete possano essere sfruttati, all'insaputa degli interessati, per scopi commerciali». «È sempre vietato diffondere dati sulla salute - ricorda Pizzetti - . Ma, se a farlo è il paziente stesso, non possiamo certo impedirglielo. Il Garante può solo informare sui pericoli di rivelare se stessi sui social network». Innanzitutto, dice Pizzetti: «I malati devono sapere che ai loro dati non accedono soltanto gli "amici" di Facebook, pur costituendo un gruppo ristretto. Se inserite senza protezioni, le informazioni possono essere "catturate" dai motori di ricerca e diffuse a una platea molto più ampia».

Un'altra insidia alla privacy può derivare dai sondaggi sulla qualità dei servizi sanitari ricevuti, che le strutture propongono sempre più spesso sui loro siti: per tutelare i pazienti, il Garante ha emanato le "Linee guida sui sistemi di customer satisfaction in ambito sanitario". «Rilevando il grado di soddisfazione dell'utente, che per esempio esprime gratitudine o protesta per cure specifiche, si potrebbe risalire alla malattia di cui soffre - avverte Pizzetti -. Perciò, abbiamo ribadito che l'indagine deve riguardare strettamente le modalità di assistenza, per esempio se il paziente è stato informato dei rischi dell'intervento o se il cibo gli arrivato caldo e di buona qualità»

Corriere della Sera.it
 
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